PAGAMENTO COMPENSI AMMINISTRATORI

L’erogazione dei compensi all’organo amministrativo deve essere effettuata avendo riguardo a tre specifici aspetti:
1. il rispetto del principio di cassa;
2. la verifica della esistenza di una decisione dei soci (o di altro organo societario competente per la decisione) che preveda una remunerazione proporzionata ed adeguata;
3. il coordinamento con l’imputazione a conto economico.

Il principio di cassa
La deducibilità dei compensi deliberati per l’anno 2017 è subordinata all’effettivo pagamento dei
medesimi, secondo il principio di cassa.
In particolare, si possono distinguere due differenti situazioni a seconda del rapporto che lega
l’amministratore alla società:

  1. Amministratore con rapporto di collaborazione (viene emesso cedolino paga). I compensi sono deducibili dalla società nel 2017, a condizione che siano pagati non oltre il 12 gennaio 2018 (c.d. principio della cassa “allargata”);
  2. Amministratore con partita Iva (viene emessa fattura) I compensi sono deducibili dalla società nel 2017, a condizione che siano pagati non oltre il 31 dicembre 2017.

Ipotizzando che le somme in questione siano pari o superiori alla soglia fissata dalla normativa antiriciclaggio (e quindi non possano essere pagate in contanti), è necessario che entro la suddetta
scadenza:

  •  sia consegnato un assegno bancario “datato” all’amministratore;
  • sia disposto il bonifico a favore dell’amministratore.

Ovviamente, ricordiamo che il compenso all’amministratore dovrà essere stato opportunamente deliberato dall’assemblea dei soci per un importo proporzionato all’opera svolta dall’amministratore stesso. Il tutto, al fine di evitare eventuali contestazioni da parte dell’Amministrazione finanziaria. Inoltre, sarà bene indicare in delibera che all’importo indicato si dovrà aggiungere il carico previdenziale secondo la specifica situazione del beneficiario.

Il compenso già deliberato e non pagato
Si presti attenzione al fatto che, in tempi di crisi, spesso le società provvedono al pagamento di una
parte del compenso già deliberato ed, in corso d’anno, si accorgono del fatto che l’onere non è più
sostenibile; sorge allora la tentazione di eliminare il compenso.
Spesso si verbalizza una rinuncia da parte dell’amministratore all’incasso del compenso; diversamente,
è bene evitare tale modalità, in quanto (nel solo caso di amministratore anche socio della società) il
Fisco presume che il medesimo compenso sia stato figurativamente incassato e poi restituito alla società
sotto forma di finanziamento.
Ciò determinerebbe l’obbligo di tassazione del compenso stesso.
È allora preferibile che l’assemblea decida di revocare il compenso prima della sua maturazione, sulla
scorta del fatto che non sussistono più le condizioni per l’erogazione della remunerazione.