Strumenti per superare le crisi.

Negli ultimi anni la curiosità mi ha portato a cercare di capire in quale modo possiamo e/o dobbiamo porci dinnanzi alle difficoltà.
Qualche anno addietro, nel pieno della parte più cruenta (2011-2013), della crisi economica che tutt’ora, ancorché con intensità diversa, colpisce le nostre comunità, sono stato colpito, nel profondo, dal modo di reagire un mio cliente di quasi 80 anni, dinnanzi al fallimento di tutte le Sue aziende.
Egli e tutta la Sua famiglia passarono, nel giro pochi giorni, dalle “Stelle” alle “Stalle”.
Devo confessare che era la prima volta che un cliente aveva un tracollo così “repentino” e cosi “totale”.
Per comodità lo chiamerò con un nome di fantasia: “Lucio”
Lucio è un artigiano che ha iniziato ad imparare il suo mestiere, alla fine degli anni quaranta, quando era ancora un bambino. Il suo livello scolastico è la 5 elementare. Prima del fallimento del 2011, Lucio, fra tutte le sue varie attività, aveva circa 100 collaboratori (dipendenti).
Lucio si accorse che, nel profondo, ero rimasto colpito dalla situazione nonostante io fosse tranquillo del mio operato in quanto lo avevo avvertito, per tempo, della rischiosità dell’operato dei suoi dirigenti.
Lucio un giorno mi prese sotto braccio, davanti ad uno dei suoi vecchi stabilimenti e mi disse: Ricorda Giovanni, nella vita non tutti i mali vengono per nuocere!. Vedrai che da questo “disastro” i miei figli ed i miei nipoti, diventeranno dei uomini e donne migliori. Io avrò più tempo per dedicarmi al mio hobby (la caccia) e soprattutto i miei famigliari saranno liberi di scegliere la strada che vorranno senza sentirsi di essere condizionati dalle mie scelte, dalla mia azienda, dal mio disastro.
Lucio in quel istante ha fatto nascere in me la curiosità di dover dare una risposta alla seguente domanda: Lucio aveva posto in essere un atteggiamento ipocrita dinnanzi al disastro oppure in verità aveva un suo modo preciso per affrontare “i danni da percorso”?
La sensazione era che Lucio avesse fatto suo quanto affermato da Nietzsche quando diceva “Ciò che non mi distrugge, mi rende più forte”.
In verità, dopo molto leggere, ho stilato una mia ricetta, che qui vi presento.
Innanzitutto Vi do le conclusioni e poi le spiegazioni:
Le esperienze negative devono portare a dei risvolti positivi che quasi sempre sono inaspettati sulla nostra vita; poiché senza scontri e difficoltà viviamo nella staticità e non riusciamo ad evolverci, ecco che allora dobbiamo accogliere le difficoltà come delle sfide per la nostra crescita interiore e così facendo stimoleremo la mente affinché tenda ad essere “creativa”, cercando le soluzioni ai problemi da affrontare. Gli studiosi di psicologia affermano lo stesso concetto quando dicono che “dobbiamo diventare persone resilienti.
Ora analizziamo in dettaglio.
Cos’è la resilienza ?
La resilienza viene definita come la capacità di una persona o di un gruppo di continuare a proiettarsi nel futuro, nonostante gli eventi destabilizzanti di disagio e traumi anche gravi.
Il termine resilienza ha le sue origini in latino, nel termine “resilio” che significa andare indietro, di ritorno da un salto, evidenziare. Il termine, in ingegneria, indica alla capacità di un materiale di acquisire la sua forma iniziale dopo aver subito una deformazione.
E ‘stato adattato alle scienze sociali per caratterizzare coloro che, pur essendo nati o vivendo in situazioni di rischio, sviluppano psicologicamente, una forma di sana reazione rivolta al successo . Quindi, parlando di un insieme di persone, potremmo dire che lo stato di “resilienza umane” è la capacità di un sistema sociale di vivere bene e svilupparsi positivamente, nonostante le difficili condizioni di vita, superando dette condizioni avverse più forte di prima.
La resilienza come strumento per diventare persone “robuste”!
Le persone resilienti hanno un grande senso di impegno, un forte senso di controllo sugli eventi e sono più aperti a cambiamenti nella vita, mentre tendono a interpretare le esperienze stressanti e dolorose come una parte più di esistenza.
Riassumendo i tre fattori fondamentali della resilienza sono :

1. l’impegno,
2. il controllo
3. la sfida.

Vi prego di non confondere la personalità resiliente con:

• ipocrisia,
• debolezza

poiché “le va bene tutto!”. All’interno la persona resiliente, sotto una apparente debolezza (i rami dell’abete che si piega sotto il peso della neve), c’è una roccia. E nemmeno confondetelo con:

• arroganza,
• invulnerabilità ecc.

in quanto il resiliente non nega la crisi, non ritiene di uscire sempre vittorioso, ha solo la certezza: bisogna andare avanti!.
Per cui possiamo dire che gran parte della nostra sofferenza durante una crisi, ha le sue radici nel modo come scegliamo di gestire e vivere quella crisi.
Se non valutiamo la situazione in modo oggettivo, non cerchiamo di trovare strade per uscire dalla situazione, non valutiamo le risorse a nostra disposizione, non ci informiamo e alla fine non decidiamo come affrontare la sfida saremo travolti dagli accadimenti.