La Corte di Cassazione ritorna nel merito della punibilità del datore di lavoro che non versa le ritenute sulle retribuzioni dei lavoratori, propendendo per il cd. “pugno duro”: il fatto che il datore sia incensurato e che abbia superato di poco la soglia di punibilità penale (10.000 euro) non può configurare la tenuità del fatto, e quindi scatta la sanzione penale.
La Sentenza n. 5603 pubblicata il 7 febbraio 2017 condanna così un datore di lavoro incensurato per aver omesso il versamento di 10.198 euro di ritenute previdenziali e accoglie la tesi della procura della repubblica: lo sforamento del limite, ancorché per poche centinaia di euro, e il fatto che il datore di lavoro sia incensurato, non sono indice della non abitualità della condotta e, inoltre, i giudici della Corte Suprema chiariscono che la tenuità del fatto non va valutata solo sull’eccedenza di imposta non versata rispetto al limite, ma su tutto l’importo.